venerdì 24 ottobre 2008

Il Jiu-Jitsu Brasiliano è per Tutti!!

Il jiu-jitsu, per come è nato, si rivolge ad un pubblico adulto che liberamente ha scelto di imparare l’Arte (Jitsu) e, in questo caso si parla di jiu-jitsu/arte marziale.
Solo in un secondo momento, con il tempo e con l’esperienza, nasce il jiu-jitsu/educazione, una forma di lotta adattata alle esigenze di un pubblico più giovane, bambini e ragazzi.
Jiu-Jitsu/Arte Marziale
Come già detto è il jiu-jitsu degli adulti e lo si comincia a praticare nella sua totalità solo verso la fine dell’adolescenza, quando il concetto di morale è maturato quanto basta per comprendere quello di educazione permanente.
Un allievo per poter arrivare a applicare con efficacia i concetti che apprende sulla materassino è necessario che si dedichi con tutto se stesso alla pratica, per poi portare questa capacità di dare se stesso anche in altri ambiti della vita. Si passa dal “dare tutto se stessi al jiu-jitsu” semplicemente al “dare tutto se stesso agli altri”. In pratica, il punto di arrivo è il raggiungimento di uno stato dell’essere, per cui non si pensa più a dare, ma lo si fa, perché è diventato una parte inscindibile della nostra personalità.
Jiu-Jitsu/Educazione
Le prime naturali applicazioni del jiu-jitsu sono state dedicate prima ai ragazzi (12-15 anni) e solo in un secondo momento ai bambini (4-11 anni).
  • Jiu-Jitsu per Bambini: In questa fase, prima si può introdurre il bambino alla meccanica dell’universo, spiegando concetti come materia, spazio, tempo ed energia e leggi che regolano l’universo attraverso giochi fisici ed esercizi, ma soprattutto insegnandogli a comunicare, per poi passare a perfezionarne la gestione una volta strutturato il senso della morale nel bambino stesso.
  • Jiu-Jitsu per Ragazzi: Il jiu-jitsu, in questa fase, si presenta anche con le prime esperienze agonistiche. L’attenzione del ragazzo deve però essere diretta, secondo le istruzioni dell’insegnante, non sulla vittoria come mezzo per acquisire sicurezza o risolvere i primi complessi esistenziali, ma sulla competizione intesa come superare se stessi nel momento del confronto nello spirito di dare tutto se stesso all’avvenimento. “Ma la gara sportiva (che viene preparata con confronti amichevoli prima di quelli ufficiali) non è l’unica impresa che si prospetta al ragazzo. Proprio per sdrammatizzare la gara lo si coinvolge in qualche organizzazione, nel partecipare a studi e realizzazioni di gruppo, o progettare attività soprattutto all’aperto.” (C. Barioli, M. Bernardi, Corpo Mente Cuore, Manifesto per una nuova educazione)

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