lunedì 24 novembre 2008

Carlos Carrasco - Uccide la ex in auto e si suicida!!

"TRENTO - Si erano lasciati da poco. Lui però non aveva superato la separazione e aveva insistito per rivederla. Così gli ex fidanzati si erano incontrati ieri sera a Trento e probabilmente avevano parlato a lungo seduti nell'auto di lei. Quando lui si è reso conto che la storia era finita, l'ha uccisa con un coltello da cucina e poi si è tolto la vita usando la stessa arma. Solo alcune ore dopo l'auto con i due corpi senza vita è stata notata da un giornalista.
Ilenia Graziola, 29 anni di Nogaredo, vicino a Rovereto, e Carlos Ignacio Carrasco Ortega, cileno di 40 anni, erano una bella coppia, come si usa dire. Lei, alta e mora, lavorava all'università di Trento, lui, un corpo allenato e lineamenti sudamericani, come bagnino nella piscina di Rovereto. Amava il ballo, una passione che condivideva con Ilenia, e le arti marziali.
La storia era finita poche settimane fa. Carlos, che secondo il racconto di conoscenti e amici aveva un carattere forte e deciso, non si era però rassegnato. Così si erano rincontrati ieri sera nel centro di Trento. Verso le due di notte la giovane donna ha accostato la sua Fiat Punto bianca sulla rampa di un garage condominiale in via Zanella, a pochi passi dal Duomo, forse per fare scendere l'ex fidanzato, forse perché stavano discutendo. Il motore era spento. "La donna è stata colpita tre volte con un grande coltello da cucina all'addome e al torace. Ognuno di questi colpi è stato inflitto con precisione ed è stato letale", ha detto il pm trentino Giuseppe De Benedetto dopo un primo esame dei due cadaveri.
Dopo aver ucciso Ilenia, Carlos si è tolto la vita infilandosi il coltello nello sterno. "Non ci sono segni di colluttazione, entrambi - ha detto il pm - sono morti quasi immediatamente". La passione del cileno per le arti marziali potrebbe spiegare l'estrema precisione e freddezza con cui ha agito. Il fatto che l'uomo abbia portato con sé un coltello da cucina fa pensare ad un delitto premeditato. Il fatto di sangue è stato scoperto verso le ore 7 da un giornalista dell'emittente televisiva Rttr.
David Neri stava entrando in redazione per fare la rassegna stampa quando ha notato la Fiat Punto parcheggiata male davanti alla sede di Rttr. Si è avvicinato e all'interno della vettura ha visto i due corpi accasciati e ha chiamato i carabinieri."
(Articolo di Stefan Wallisch, tratto da
www.ansa.it)
Credo che il compito di un giornalista sia quello di scrivere le cose così come sono andate. Punto e basta. Il giornalista non deve esprimere opinioni o fare congetture. Il giornalista deve denunciare, tradurre in parole fatti avvenuti o, raramente, lasciare intendere quanto potrà accadere sulla base di quegli stessi fatti. Io Carlos Carrasco l'ho conosciuto di persona. Ho avuto modo di misurarmi con lui in un campionato di lotta ancora nel 2004. L'ho rivisto diverse volte a vari eventi di arti marziali. Non ci ho scambiato mai molte parole. Un saluto prima di andarsene e basta. E' facile per un giornalista, che a questi incontri non c'è mai stato, pensare che siano riunioni di facinorosi estremisti e magari sentirsi legittimato ad aggiungere quella frase, in un articolo come questo, che può toccare la sensibilità di chi del jiu-jitsu non solo ne ha fatto una professione ma uno stile di vita come me. Io non sono nè freddo nè tantomeno estremamente preciso. Basterebbe passare da casa per vedermi la domenica pomeriggio sdraiato davanti alla tv e abbracciato ai miei cani. Cosa porta un uomo ad uccidere e ad uccidersi non credo siano le ore passate in palestra o i suoi passatempi. Credo scatti qualcosa di diverso nella testa di una persona prima di compiere un delitto del genere. Magari sbaglio.
Mi sento in dovere di lasciare una testimonianza importante prima di chiudere il post:
"Tutta la mia vita è stata diretta all'insegnamento del jiu-jitsu , che tradotto significa arte della cedevolezza. Quando ci si trova davanti ad un allievo è per risolvere un suo problema. Si tratta di farlo sentire meglio, più coraggioso, più all'erta e più pronto ad affrontare la vita. Da quando ho 14 anni aiuto i miei fratelli a fare lezione ed è sulla base di questo parametro che vedo il jiu-jitsu come una cosa nobile e degna. Attraverso l'efficienza fisica, la disciplina, sono stato capace di aiutare migliaia di persone e di formare persone più equilibrate. Vedo il jiu-jitsu quasi come una religione e non semplicemente come un modo di combattere."
(Di Rickson Gracie)

Nessun commento:

Posta un commento